Torre & Cavallo Scacco! - N. 3 maggio-giugno 2023

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Indice degli articoli di questo numero della rivista
  3 Mondiale – Ding re alla roulette russa    
  di Ian Rogers
20 Düsseldorf – WR Masters, la spunta Aronian
21 Mitropa cup – La Francia concede un altro bis
  di Dario Mione
23 Cina – Mondiale donne, Lei sfida Ju
  di Ian Rogers
26 Nuova Delhi – Goryachkina prima nel Grand Prix
27 Esercizi facili e di livello medio
  di Roberto Messa
30 Soluzioni esercizi facili e di livello medio
31 Didattica – La spinta di rottura nel finale
  di Riccardo Del Dotto
35 Teoria – Gambetto di Re (2ª parte)
  di Alessio Valsecchi
40 Libri – Chess Theory from Stamma to Steinitz
  di Fabrizio Zavatarelli
41 Romania – La bella e la guerra
  di Mauro Barletta
45 Serbia – Europeo, Sarana al fotofinish
  di Adrian Mikhalchishin
54 Montenegro – E fra le donne vince Arabidze
56 Brevi dal’Italia
57 Bassano del Grappa – Lodici senza rivali
  di Dario Mione
59 Calendario

L’editoriale di apertura di questo numero:
Sotto pressione
La storia dei match per il titolo mondiale ci insegna che la psicologia e la personalità dei contendenti può a volte prevalere sulle doti scacchistiche propriamente dette. Questo sia per i risvolti economici, sia per la consapevolezza che l’occasione di essere incoronato campione può essere l’unica, o se non altro l’ultima, di tutta una vita. Sulla sfida tra Ding e Nepomniachtchi pesava inoltre l’attenzione politica dei rispettivi Paesi, dove i successi sportivi sono considerati una dimostrazione di influenza e di potenza, oltre che strumenti di propaganda, mentre l’imposizione per Nepomniachtchi di giocare con la bandiera neutrale della Fide è evidentemente la classifica foglia di fico a cui si ricorre anche in altri sport.
Sia Nepo che il match di Astana sono stati generosamente sponsorizzati da alcuni oligarchi russi, nella speranza, dopo sedici anni di digiuno, di riportare il titolo in quella che viene ancora considerata la “patria degli scacchi”. Ma dopo la prima sconfitta di Nepo nella quarta partita del match, il capo della Federazione scacchistica russa, il milionario Andrey Filatov, lo ha descritto come una «scimmia con in mano una granata». Questo è stato il primo indizio che Nepomniachtchi e la sua squadra saranno i capri espiatori del fallimento, ma non Filatov, che pur essendo da molti anni alla guida della Federazione non è ancora riuscito a riconquistare neppure l’oro olimpico.
La pressione a cui si trovava sottoposto Ding era sia personale che pubblica: dopo tre anni in cui non ha quasi potuto lasciare la Cina, probabilmente Ding non aveva più tanta fiducia nell’aurea di invincibilità che si era conquistato cinque anni fa, quando era rimasto imbattuto per cento partite di torneo. Inoltre a Ding era assegnata la missione di portare a compimento il piano a lungo termine della Cina – denominato “quattro corone” – che puntava alla vittoria delle olimpiadi scacchistiche sia open che femminili e di entrambi i titoli individuali. Dal 1991 a oggi la Cina ha già fatto suoi quindici titoli mondiali femminili, due titoli olimpici assoluti nel 2014 e 2018 e sei femminili; Ding ha conquistato la quarta corona, la più importante.
Con Magnus Carlsen decaduto, un campione mondiale cinese e il passaggio della Federazione scacchistica russa dall’Europa all’Asia, sarà interessante vedere fino a che punto il baricentro dell’attività scacchistica si sposterà verso l’Asia. I grandi tornei europei, inclusi gli open, godono da sempre di un prestigio che attrae la partecipazione e l’interesse degli scacchisti dell’intero pianeta, speriamo che in futuro le manifestazioni del Vecchio Continente non comincino ad assumere i tratti di una nobiltà decaduta. 
Roberto Messa