Torre & Cavallo Scacco! - N. 10 ottobre 2022

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Indice degli articoli di questo numero della rivista

  3 Saint Louis – Firouzja, trionfo oscurato  
  di Ian Rogers
13 Abu Dhabi – Erigaisi sempre più in alto
  di Dario Mione
14 Chess24 – Crypto cup: Carlsen re, Praggu secondo
17 Esercizi facili e di livello medio
  di Roberto Messa
20 Soluzioni esercizi facili e di livello medio
21 Didattica – Lo scacco matto di Boden
  di Riccardo Del Dotto
25 Teoria – Un nuovo sistema Anti-Grünfeld: 3. h4
  di Alessio Valsecchi
30 Didattica – Oops! Ho abbandonato, di nuovo (19ª p.)
  di Ian Rogers
32 Konya – Turchia, prima norma GM per Aghayev
33 Amarcord – Argentina, la fabbrica di pollo
  di Ian Rogers
39 Chennai – Olimpiadi, partite commentate
  di Ian Rogers e Giulia Tonel
43 Il lutto – Cebalo, campione poliglotta
44 Brevi dall'Italia
46 Lignano Sabbiadoro – Das vince il Bella Italia
47 Spilimbergo – Visakh vince la 20ª edizione
  partite commentate da Joshuaede Cappelletto e Gabriele Lumachi
51 Trieste – Moroni primo vincitore italiano
  di Roberto Messa
53 Monselice – Dvirnyy vince la Giostra della Rocca
  di Federico Manca
55 Praga – Europei donne, Socko regina
  di Mauro Barletta
59 Calendario

L’editoriale di apertura di questo numero:

Lo spettro del cheating

Online o dal vivo, il cheating è un problema che affligge gli scacchi da sempre e che, malgrado le misure sempre più stringenti per contrastarlo, non sembra avere ancora trovato una soluzione definitiva. Se, per le partite via Internet, esistono software in grado di scovare con ragionevole precisione statistica i bari, sia pure col rischio di qualche “falso positivo”, per quelle disputate a tavolino la questione è più complicata. L’utilizzo di scanner per rilevare eventuali apparecchiature elettroniche addosso ai giocatori e il differimento di 15-30 minuti della trasmissione online delle partite (quando prevista), senza contare la presenza di arbitri, non sembrano essere riusciti a tranquillizzare del tutto gli animi. Né, in effetti, a scoraggiare i cheater.
Così, quando un giocatore realizza performance troppo al di sopra del proprio rating o “azzecca” un numero considerevole di mosse che costituiscono la prima scelta dei motori, ecco sorgere sospetti e dubbi, alimentati fors’anche da una sorta di paranoia che ormai affligge tanto i comuni mortali quanto gli dei dell’Olimpo scacchistico.
Il ritiro di Magnus Carlsen dalla Sinquefield Cup, dopo essere stato sconfitto col Bianco dal 19enne Hans Moke Niemann, ha generato ogni sorta di speculazione. Anche perché il commento del norvegese che ha accompagnato sui social l’annuncio del suo ritiro (“Se parlo mi metto in grossi guai” – una citazione di José Mourinho) è parso ai più, non senza ragione, una tacita quanto lampante accusa di cheating nei confronti del suo avversario.
Non ci addentreremo qui nel merito della questione. Ci teniamo però a riportare un paio di dichiarazioni. Sia pure con un certo ritardo, il capo arbitro Chris Bird ha emesso un comunicato in cui ha sottolineato come, «in riferimento alle recenti voci che circolano nel mondo degli scacchi, al momento non abbiamo alcuna indicazione che uno dei partecipanti abbia commesso scorrettezze nella Sinquefield Cup 2022». Dal canto suo Garry Kasparov, uno dei promotori del Grand Chess Tour, ha commentato senza peli sulla lingua: «Creare parzialità e fazioni basate su dicerie e str***ate criptiche è dannoso per il gioco. I giocatori, in particolare il campione del mondo e le aziende, dovrebbero capirlo. A sponsor e organizzatori non piace l’ambiente tossico quanto può piacere ai social media».
Del resto, se Niemann non ha barato, è stato infamato ingiustamente; se lo ha fatto, ora starà molto più attento. Insomma: da parte di un giocatore del calibro di Carlsen ci si aspettano mosse più ragionate e reazioni meno di pancia. Tanto più che, in ogni caso, il cheating non si batte certo così.

Dario Mione