Torre & Cavallo Scacco! - N. 1 gennaio-febbraio 2023

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Indice degli articoli di questo numero della rivista

  3 Cagliari – Luca Moroni campione italiano  
  di Roberto Messa
  9 Campionato italiano – Commenta Sabino Brunello
12 Campionato italiano – Commenta Gabriele Lumachi
13 Mondiale a squadre – Trionfa la Cina dei “rimpiazzi”
  di Mauro Barletta
18 Brevi dal mondo
19 Esercizi facili e di livello medio
  di Roberto Messa
22 Soluzioni esercizi facili e di livello medio
23 Scuola magistrale – La spinta di rottura in apertura
  di Riccardo Del Dotto
27 Teoria – Difesa Russa, 5. Cc3 (3ª parte, alternative)
  di Alessio Valsecchi
31 Scacchi e neuroscienze – L’errore del grande Kotov
  di Renato Verdicchio
34 Didattica – Oops! Ho abbandonato, di nuovo (22ª p.)
  di Ian Rogers
36 Amarcord – Il Paradiso perduto degli scacchi
  di Ian Rogers
42 Brevi dal mondo
43 Meltwater Tour – Carlsen non fa sconti a nessuno
  di Dario Mione
46 Sant Boi – Tabatabaei vince l'open, brilla Dvirnyy
47 Assisi – Mondiali senior, Sturua e Nunn re
  di Dario Mione
51 Friuli Venezia Giulia – Palmanova, vince Loiacono
52 Uzbekistan – Candidate, la rivincita di Tan
  di Adrian Mikhalchishin
56 Torino – Murphy vince l’International Open
  di Roberto Messa
59 Calendario

L’editoriale di apertura di questo numero:

Regine di Persia

Negli ultimi giorni di dicembre i telegiornali hanno dato ampio risalto alla vicenda di Sarasadat Khademalsharieh, la miglior giocatrice di scacchi iraniana, 17ª nella graduatoria mondiale femminile, che ai Campionati del mondo a cadenza rapida di Almaty, nel Kazakistan, ha sfidato le regole dello stato islamico giocando a capo scoperto. Nata a Teheran 25 anni fa, Sara – come viene chiamata dai più abbreviando anche il cognome in Khadem – con questo gesto si è unita ai milioni di giovani donne e uomini che stanno protestando nel suo Paese, come hanno fatto anche altri personaggi dello sport, della cultura e dello spettacolo. Adesso alla giovane grande maestra femminile (nonché maestro internazionale assoluto, il suo Elo è 2490) per evitare la prigione in patria non resta che imboccare la via dell’esilio volontario, in Spagna, insieme al marito e alla figlia, che ha meno di un anno. A questa scelta, sempre dolorosa anche quando è resa più facile dalle opportunità economiche che altre giovani non avrebbero, era approdata l’anno scorso anche la sei volte campionessa iraniana Atousa Pourkashiyan, ora rappresentante degli Stati Uniti. La prima ad essere bandita dalla squadra nazionale iraniana, per non aver indossato il velo all’open di Gibilterra del 2017, era stata la GMF Dorsa Derakhshani, oggi 24enne, che subito dopo si era trasferita a Saint Louis, la “capitale” degli scacchi statunitensi, dove si è recentemente laureata in biologia. Anche Mitra Hejazipour, campionessa dell’Iran nel 2012 e poi del continente asiatico nel 2015, era stata sanzionata per essersi tolta l’hijab durante i campionati mondiali rapid del 2020, a Mosca. Dopo aver dichiarato che l’obbligo del velo è «una limitazione, non una protezione, come sostiene la propaganda del regime», Mitra, ora ventinovenne, emigrò in Francia.
Se per le scacchiste è principalmente una questione di emancipazione dalla repressione religiosa e misogina, per i maschi il problema è l’imposizione di dover dare forfait ogni volta che in torneo si trovano di fronte un rappresentante di Israele. Tra coloro che hanno lasciato il Paese, la famiglia e i compagni di squadra, il più noto è il diciannovenne Alireza Firouzja che nel 2021 ha preso la cittadinanza francese. Alireza attualmente è al quarto posto nella graduatoria mondiale, dopo essere stato il giocatore più giovane nella storia a oltrepassare il muro dei 2800 punti.
Roberto Messa


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Sarasadat Khademalsharieh ai campionati mondiali rapid di Almaty (Kazakistan) il 26 dicembre 2022

[foto Lennart Ootes/courtesy FIDE]