Ricordi d’infanzia: la scuola scacchistica di Baku

di Sabina Nurakhmedova

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, il gioco degli scacchi vide un grande sviluppo anche a Baku. È proprio in questo periodo che nella capitale dell’Azerbaijan si crearono i primi circoli scacchistici, e il giornale L’operaio di Baku cominciò a dedicare un’intera pagina ai problemi scacchistici, per favorire la diffusione del gioco. Il primo grande torneo organizzato dal Circolo Centrale di Baku è del 1922: vi parteciparono gli scacchisti più forti del paese, e i vincitori furono i fratelli Vladimir e Michail Makogonov.

Adesso ritornando con la mente agli anni della mia infanzia, quasi provo vergogna della mia superficialità e del totale disinteresse che come la maggior parte di bambini e adolescenti, avevo verso quelle che per me erano noiose lezioni che vivevo come una vera e propria costrizione. Complici anche le tante distrazioni, purtroppo del grande campione Michail Makogonov non imparai nulla, né che era uno dei più grandi scacchisti non solo di Baku o dell’Azerbaijan ma di tutto il Transcaucaso, e nemmeno che era anche un abile analista, che ha elaborato tante varianti di aperture, tra le quali tre che ho giocato anch’io durante la mia breve carriera scacchistica:

Gambetto di Donna: 1. d4 d5 2. c4 e6 3. Cc3 Cf6 4. Ag5 Ae7 5. e3 0-0 6. Cf3 h6 7. Ah4 b6
Difesa Est-indiana: 1. d4 Af6 2. c4 g6 3. Cc3 Ag7 4. e4 d6 5. h3 0-0
Difesa Grünfeld: 1. d4 Cf6 2. c4 g6 3. Cc3 d5 4. Cf3 Ag7 5. e3 0-0 dove Makogonov ha proposto di continuare con 6. b4

Durante il boom scacchistico dell’Era Sovietica, la Scuola di Baku era una delle più forti dell’Unione e forse del mondo intero. Baku ha cresciuto tanti futuri grandi maestri, tra i quali la perla del mondo scacchistico: Garry Kasparov.

Sono stata in quella fucina di campioni, vi entrai nel lontano 1995 quando facevo la seconda elementare, e già per alcuni era considerato abbastanza tardi, visto che ci sono bambini che iniziano a 4 o 5 anni. Fortunatamente, per merito di mio fratello, entrai nella Scuola di Baku avendo già una solida base scacchistica. Mio fratello Ramin, di due anni più grande di me, era di Seconda categoria nazionale. Gli era bastato un mese durante le vacanze estive, per insegnarmi tutto il programma da principiante, fino alla Terza categoria, notazione delle partite inclusa!

Mi sono sempre chiesta se era lui ad essere bravissimo come insegnante o ero io che, da sorellina minore, ne subivo talmente il fascino da ascoltarlo più attentamente di qualsiasi altra persona. Entrai a scuola tra i principianti, ma ero già più forte di tutti, e subito nei primi due tornei presi la Quarta e poi la Terza categoria. A quel punto mi fermai: avevo esaurito le conoscenze apprese da mio fratello, e purtroppo l’allenatore della scuola non riuscì a infondermene di nuove. Forse ero io che gli prestavo poca attenzione. All’inizio questo problema non si notò, veniva considerato come un normale calo del gioco, come spesso avviene nei bambini. In seguito, con l’esperienza maturata prima come giocatrice, poi come allenatrice, ho constatato che non sono rari i casi di bambini che fanno in un batter d’occhio progressi enormi, sembrano dei fenomeni, e poi improvvisamente si fermano, magari per anni, senza più progredire e senza mai arrivare alla Prima categoria o a Candidato Maestro. L’età nella quale la maggior parte inizia a giocare, è quella nella quale si è più soggetti alle distrazioni: gli amici, la scuola, la voglia di divertirsi, provocano un gran numero di abbandoni anche tra coloro che magari hanno un certo talento. Come in molte altre discipline, negli scacchi il talento non è tutto: servono impegno e perseveranza, qualità queste che un bambino o, a maggior ragione, un adolescente di 12-15 anni, spesso non è disposto – è il caso di dirlo – a mettere in gioco.
Come sempre, ci sono delle eccezioni: il grande Mikhail Botvinnik per esempio, che pur avendo iniziato a giocare agli scacchi a dodici anni, quindi piuttosto tardi, se ne innamorò talmente da non lasciarli più, diventando non solo per cinque volte Campione del mondo, ma creando una vera e propria didattica degli scacchi, con tanto di programma di insegnamento che non si limitava all’ambito scacchistico, ma dava anche indicazioni sulla educazione fisica e psicologica dell’aspirante campione, aspetti che prima di lui nessuno aveva ritenuto importanti e tali da dover essere considerati per la formazione di un campione.
Tutto questo mi è stato insegnato dal mio secondo e ultimo allenatore: il compianto Aslanov Alexandr Arifovich, un grande allenatore di Baku.
In Azerbaijan un altro grande impulso al gioco degli scacchi, arrivò a fine degli anni Sessanta, quando Heydar Aliyev, nella sua posizione di Primo Segretario Azero a Mosca, ottenne finanziamenti per la diffusione e la crescita delle scuole di scacchi in tutta quella che allora era la Repubblica Socialista Sovietica dell’Azerbaijan.
Dall’inizio degli anni Settanta, fu avviato un poderoso lavoro mirato allo sviluppo degli scacchi tra scolari e studenti. Fu nel 1981 che la scuola sportiva della capitale per i giovani, prese il nome “Ventisei Commissari di Baku” in onore degli animatori della Comune di Baku, il primo esperimento di governo filosovietico in città, e fu trasformata in una scuola statale che doveva essere l’organizzazione di base attorno alla quale si sarebbe sviluppata l'intera rete di scuole sportive per bambini e giovani di tutta la Repubblica. Con questi auspici, in breve tempo in Azerbaijan furono create ben 56 scuole di scacchi, dato ancora più notevole se si considera che all’epoca la popolazione della nazione era di circa sei milioni di persone. Per gli eccellenti risultati conseguiti, nel 1987 la scuola di Baku ha avuto lo status di Scuola di Scacchi Specializzata per Bambini e Giovani della Riserva Olimpica Sovietica. Era così diventata il centro metodologico e organizzativo della scuola sportiva giovanile e un punto di riferimento per tutte le regioni della Repubblica Socialista Sovietica Azera.
Fu in quel periodo che, per la prima volta in URSS, a Baku fu sviluppato un sistema informatico per insegnare gli scacchi.

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Il presidente della FIDE Florencio Campomanes visita la scuola di scacchi a Baku nel 1987.


Lo sviluppo informatico aveva il suo punto di forza in un data base che raccoglieva i dati provenienti da tutte le scuole dell’Azerbaijan: venivano registrate le notazioni di tutte le partite giocate. Una mole di dati enorme, dalla quale si poteva ricercare velocemente ciò di cui si aveva bisogno e stamparlo in un istante, e i risultati continuavano a vedersi: la scuola di Baku fino ad allora aveva cresciuto molti dei giovani grandi maestri dell’Unione Sovietica: tra le ragazze la campionessa Aynur Sofiyeva, tra le donne la campionessa Firuza Valikhanly, per non parlare del giovanissimo Vladimir Akopian che nel 1986 a soli 14 anni, vinse il campionato del mondo U-16 e prese il titolo di Maestro Internazionale.

La piccola Aynur Sofiyeva, nata nel 1970 nel distretto di Qakh nel nord dell'Azerbaijan, già in seconda elementare vinse il campionato del distretto e per questo risultato fu subito notata da A. Aslanov, che decise di andare appositamente a Qakh a conoscere la ragazzina. All’inizio ci fu la difficoltà della barriera linguistica, la Sofiyeva era di famiglia azera che non parlava il russo, e Aslanov figlio di mamma russa e papà azero aveva una scarsa conoscenza dell’azero. Ma avevano una lingua tutta loro per comunicare: la scacchiera, con le sue bellissime mosse, composizioni e combinazioni. Aslanov scoprì un vero e proprio talento, e insistette perché la ragazzina fosse mandata a studiare a Baku. All'età di 14 anni Aynur diventò campionessa dell'Azerbaijan tra le ragazze, a 15 anni campionessa dell'Azerbaijan tra le donne, a 16 anni campionessa dell'URSS tra le ragazze e all'età di 20 anni le fu insignito il titolo di campione del mondo tra gli studenti (2 medaglie d'oro).
Nel 1990, è diventata la prima Grande Maestra internazionale dell'Azerbaijan e la prima Grande Maestra internazionale tra le donne nel mondo islamico. Si sposò giovanissima ed ebbe subito una figlia. Aslanov fece di tutto per non smettere di allenarla: addirittura andava lui a casa di Aynur negli orari che le erano comodi, ma la giovane mamma era molto stanca e distratta, e le mancava la concentrazione, tanto che dopo un certo numero di lezioni disse all'allenatore che non riusciva a far bene due cose e quindi preferiva lasciare gli scacchi per fare bene la mamma.

“Ovviamente non la posso accusare, le donne hanno questo “svantaggio” della maternità. Forse non tutte, guarda le grandi georgiane Gaprindašvili, Čiburdanidze, loro sono riuscite… chissà forse il fatto che sono cristiane e non musulmane, forse anche la religione e la cultura influiscono…”
Così Aslanov raccontava a me nel lontano 2000.

Cercavo un nuovo allenatore, e alla mia mamma era stato consigliato lui. Quando lei gli si rivolse chiedendo se poteva fare delle lezioni private, Aslanov le rispose che prima voleva vedere il mio gioco e che mi avrebbe presa a lezione tra i suoi allievi soltanto se lo avesse trovato interessante. Stranamente il mio gioco gli piacque, e disse a mia madre che avevo potenziale… E così mi ritrovai davanti al famoso Maestro, divisa tra la scacchiera e i racconti dei suoi allievi più famosi diventati grandi campioni, tra i quali c’era anche il campionissimo Kasparov.

Con la Sofiyeva, Aslanov diventò allenatore “femminile”. Con lei scoprì questa sua dote: allenava meglio le ragazze! Diceva che capiva meglio la psicologia femminile, che è cosa molto importante soprattutto durante lo stress e la tensione dei tornei.
E così iniziò l’allenamento, interessante, duro, molto vario. Disse che mi serviva tanta pratica con avversari seri e l'unico modo per farla era partecipare al torneo rapido di sabato pomeriggio al Club Scacchistico Centrale, in centro a Baku. L'iscrizione costava 7000 manat (circa un dollaro e mezzo) ed il vincitore veniva premiato con 10 Shirvan (circa 25 dollari) che erano somme abbastanza notevoli per quel periodo in Azerbaijan. Si giocava con il sistema svizzero, a volte si arrivava a centopartecipanti. Spesso vedevi grandi scacchisti azeri come la famiglia Mamedyarov (che faceva 30 km per venire da Sumgayit a Baku, ma quasi sempre Shakhriyar e le sue sorelle arrivavano al podio), Vugar Gashimov, Rauf Mamedov, Gadir Guseinov e altri. Il compito che mi aveva assegnato Aslanov era di mettere in pratica le varianti delle aperture che elaboravamo. Per me che in quel periodo ero di prima categoria e stavo lavorando per diventare CM, era quasi impossibile confrontarmi con i grandi maestri, che invece potevo incontrare facilmente al Club Scacchistico Centrale di Baku.

Un episodio mi è rimasto impresso nella memoria: era un ultimo turno: la sfida per il primo posto. La prima scacchiera Mamedyarov contro Gashimov. Comincia un blitz feroce, ognuno ha un paio di minuti (l'orologio era del tipo vecchio quello con le bandierine), improvvisamente vediamo Mamedyarov scavalcare il tavolo/scacchiera e Gashimov cadere con la sedia all'indietro.

Con i miei 14 anni non sapevo che Gashimov soffriva di attacchi epilettici, mi ricordo che ebbi come primo pensiero, quello che Mamedyarov stava perdendo la partita e quindi aveva aggredito il suo avversario. Invece fu un’azione da amico, Mamedyarov aveva passato tanto tempo con il compagno di squadra, e riconosceva i primi sintomi dell'attacco, e perciò cercava di prevenirli.

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Il Club Centrale Scacchistico sulla via Gusi Hajiyeva: il solito blitz del sabato.




Sotto la sapiente guida di Alexandr Arifovich Aslanov che amava farsi chiamare A3, feci grandi progressi e presi finalmente il titolo di CM, vinsi anche un paio di campionati femminili di Baku U16. Ma ero un giocatore non tanto “costante”: a volte, dal risultato del 100% di vittorie di un torneo, potevo tranquillamente finire quello successivo senza neanche un punto.

Così successe al Campionato dell'Azerbaijan del 2004. Fallii completamente il torneo e l’ultima partita per me oramai non significava più niente, ma non era la stessa cosa per la mia avversaria Afaq Hudaverdieva. Lei e Fidan Aghasiyeva, prima dell'ultimo turno avevano entrambe 6,5 punti con 8 partite giocate. Se avessero entrambe vinto l’ultima partita Fidan sarebbe stata svantaggiata dal punteggio Buchholz. Fidan vinse la sua ultima partita e Afaq stava per vincere la sua contro di me. Aveva un cavallo di vantaggio, e a disposizione 50 minuti contro i miei 3 minuti. Malgrado questo io proprio non volevo arrendermi e non perché fossi in lizza per vincere o avere un buon piazzamento, no. Cercavo di allontanare il più possibile le domande e gli sguardi di tutti: come mai la campionessa di Baku ha finito il campionato di Azerbaijan con 0 punti su 9; in più mi irritava vedere Afaq che dopo ogni mossa si alzava e andava a chiacchierare con le sue amiche e con i genitori con aria festosa, come se il campionato fosse già vinto, e quindi ero determinata a darle questa soddisfazione il più tardi possibile. Ero oramai in Zeitnot, e preparando una piccola combinazione di 5 mosse ho cominciato con grande faccia tosta a “battere sull’orologio”. Ovviamente ci voleva poco per difendersi. Ma Afaq fece un errore da principiante, cominciò anche lei a battere l'orologio senza pensare troppo alle sue mosse, e cascò nella mia “trappola”. Afaq corse via dalla sala piangendo, e Fidan invece venne da me per abbracciarmi e per ringraziarmi. Così è cominciata la nostra amicizia, che continua ancora oggi, nonostante i 4000 km di distanza.

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Torneo a Zagulba (un resort nei pressi di Baku) nel 2002. Tra la scacchiera e il mar Caspio.
Da sinistra a destra: l’allenatore Alexandr Aslanov, l’allenatore Salman Suleymanov, Sabina Nurakhmedova, Fidan Aghasiyeva, Maestro internazionale femminile e membro della squadra nazionale Azera nel 2006.

Rudolf Spielmann diceva “Gioca l’apertura come un libro, il centro partita come un mago ed il finale come una macchina”. Purtroppo nel mio gioco avevo buona solo una di queste tre fasi – la magia – che ovviamente non era sufficiente per raggiungere i picchi più alti. Così nel 2004 ho abbandonato gli scacchi e Baku, la città che per me rimarrà sempre indissolubilmente legata agli scacchi, e sono fiera e orgogliosa dei miei coetanei azeri che nel frattempo sono diventati grandi scacchisti di livello internazionale.
 
Bellin Jana (2170) - Aghasiyeva Fidan (2088)
Olimpiadi Scacchistiche Femminili
Torino, 31 maggio 2006

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