La musica degli scacchi: un metodo per trasformare una partita in melodia
La scacchiera è metafora di campo di battaglia, agone arcaico e palestra allo stesso tempo per combattenti tenaci e scaltri. Gli scacchi invece fanno parte, penso non solo per me, di quel mondo misterioso e archetipico che, come i tarocchi, ci rimanda sì al gioco ma anche alla mantica o ancor più alla scrittura stessa di quei destini “che si incrociano un po’ male”. Frescate su Calvino a parte, qui non si vuole trattare di scacchi né di simbologia ma semplicemente giocare con un gioco e far vedere come con un pizzico di fantasia possano svilupparsi situazioni inaspettate e curiose.
Tra le varie indagini che ho condotto sui rapporti tra la musica e altre varie discipline come la matematica, la geometria, l’alchimia e le arti in genere, mi sono divertito a convertire cose di vario tipo (come ad esempio labirinti o profili di montagne) in melodie: oggi lo farò con una partita a scacchi.
Ho sempre ammirato i grandi giocatori e anche io gioco fin da quando ero ragazzo ma, ahimè, senza un minimo di strategia né di eleganza: sono rimasto un principiante con poco talento e grande stupore nei confronti di chi, senza difficoltà apparente, riesce a stracciarmi in poche mosse.
Ho scoperto da poco in rete che una delle più celebri partite di tutti i tempi fu quella disputata nel 1999 al torneo Hoogovens A di Wijk aan Zee (Olanda) tra il campione mondiale Garry Kasparov e il Grande Maestro bulgaro Veselin Topalov. Fu una partita spettacolare, da manuale e, pur senza comprenderne le finezze né la grande arte che si nasconde dietro a quelle mosse, la prenderò in prestito e la farò ‘suonare’ come si deve.
L’«immortale di Kasparov», così è conosciuta tra gli addetti ai lavori, si può trascrivere in questo modo nella notazione scacchistica:
1. e4 d6
2. d4 Cf6
3. Cc3 g6
4. Ae3 Ag7
5. Dd2 c6
6. f3 b5
7. Cge2 Cbd7
8. Ah6 Axh6
9. Dxh6 Ab7
10. a3 e5
11. 0-0-0 De7
12. Rb1 a6
13. Cc1 0-0-0
14. Cb3 exd4
15. Txd4 c5
16. Td1 Cb6
17. g3 Rb8
18. Ca5 Aa8
19. Ah3 d5
20. Df4+ Ra7
21. The1 d4
22. Cd5 Cbxd5
23. exd5 Dd6
24. Txd4 cxd4
25. Te7+ Rb6
26. Dxd4+ Rxa5
27. b4+ Ra4
28. Dc3 Dxd5
29. Ta7 Ab7
30. Txb7 Dc4
31. Dxf6 Rxa3
32. Dxa6+ Rxb4
33. c3+ Rxc3
34. Da1+ Rd2
35. Db2+ Rd1
36. Af1 Td2
37. Td7 Txd7
38. Axc4 bxc4
39. Dxh8 Td3
40. Da8 c3
41. Da4+ Re1
42. f4 f5
43. Rc1 Td2
44. Da7 e il Bianco vince.
A parte le risapute coordinate a incrocio tipiche anche di battaglia navale, fornisco qui per i non addetti ai lavori la legenda con la notazione essenziale sopra utilizzata:
+ scacco
x cattura
0-0-0 arrocco lungo
# scacco matto
Seguendo le mosse in successione e sapendo che la partita è iniziata con il bianco di Kasparov si arriva allo scacco matto finale. A questo punto però dobbiamo entrare nel vivo del nostro gioco e trovare un metodo efficace di conversione che trasformi le mosse in note: il risultato sarà una sorta di linguaggio cifrato, una steganografia iniettiva in cui la musica funga da contenitore del vero messaggio. Innanzitutto diamo un nome a tutte le caselle della scacchiera partendo da A1 = do (la nota di partenza può essere variata a piacere) e salendo cromaticamente a A8 = re# creando un grande serpentone ascendente che copra tutta la scacchiera e che corrisponde sul pentagramma a una bella fetta di estensione della tastiera di un pianoforte:
A questo punto sarà facile sapere che nota ‘suona’ quando un pezzo degli scacchi cadrà su una particolare casella dopo una mossa. Ora ci si deve occupare delle lunghezze delle note: la musica si sviluppa nel tempo e ha bisogno di battute, durate e velocità di esecuzione. Niente di più semplice: ogni mossa e la sua relativa contromossa la trasformiamo in una battuta per cui, essendo 44 le mosse reciproche dei due giocatori, 44 saranno le battute. La conversione deve infine proseguire con la trasformazione dei vari pezzi che si muovono sulla scacchiera in lunghezze predefinite e ho pensato che queste potessero essere le associazioni gerarchicamente più intuitive:
Pedone: semicroma (1/16)
Torre: croma (1/8)
Cavallo: semiminima (1/4)
Alfiere: minima (2/4)
Regina: minima col punto (3/4)
Re: Semibreve (4/4)
Ora si può comprendere perché, guardando lo spartito che si viene a generare, le unità metriche di ogni battuta variano: essendo una battuta, come detto, la risultante di due mosse, il suo valore complessivo sarà dato dalla somma dei valori dei pezzi mossi. Un ultimo accorgimento: quanto faremo durare l’esecuzione? Per essere proprio pignoli dovrebbe coprire il tempo della partita giocata ma si può soprassedere ed eseguire la nostra melodia scacchistica alla velocità che meglio ci aggrada.
Per i tecnici della nomenclatura musicale segnalo che ho indicato con un accento musicale la cattura e ho inserito una corona sulla battuta dello scacco matto. Lo spartito che traduce l’«immortale di Kasparov» lo trovate qui sotto con la sua relativa esecuzione.
Buon ascolto.
Video: https://www.youtube.com/watch?v=_vmTLTUc4X8